Mi piace immaginare che ci sia sempre una storia epica dietro la nascita di un romanzo, sarò un po’ romantico al riguardo, ma è un pensiero che mi affascina. Può esserci la stessa cosa nella storia di un autore o un’autrice, cioè dal passaggio di una persona che ha delle idee e poi le mette per iscritto?
Non posso affermare se sia così per tutti, ma credo che la mia storia abbia le sue particolarità (ma pensandoci bene, chi non ne ha?). Tutto avvenne nel 2010, anzi no, partiamo dal principio… Fin da quando ero bambino, immaginavo mondi e giocavo con la fantasia. Passavo ore e ore su un grande tappeto, sparpagliando i miei giocattoli e i pezzi di Lego (che ho sempre amato) per creare avventure magiche. Crescendo ho iniziato persino a inventare dei giochi da tavola da usare con i miei cugini, oltre ad alcuni cartacei solo per me, con un quaderno, penna, matita e dadi.
Mi ero già avvicinato alla letteratura fantasy quando conobbi Dungeons&Dragons e iniziai subito a giocarci. Mi creai il mio gruppo e divenni il Dungeons Master, potendo così realizzare mondi, personaggi e trame intricate. Andammo avanti per oltre 12 anni con la stessa campagna, raggiungendo il livello 43 attraverso più pianeti e materiale creato da me. Ma chiunque conosca questo celebre gioco di ruolo, e lo ha provato, sa che in ogni gruppo c’è sempre qualche elemento che delle volte può rovinare le sessioni facendo cose idiote.
Così, per caso, uscì fuori questo discorso con un’amica che rincontrai dopo 10 anni. Mi stavo “lamentando” con lei del fatto che alcuni giocatori rovinavano l’atmosfera e persino le trame, che io avevo costruito con tanta cura, con comportamenti stupidi e superficiali, come fossimo in un videogame frivolo. Allora lei mi disse: “Se hai tutta questa inventiva, perché non scrivi un romanzo?“
La domanda mi fulminò, perché non lo avevo mai considerato. Forse a causa delle mie insicurezze, forse perché non mi sentivo capace. Difatti pensai subito che non ci sarei riuscito e accampai delle scuse, ma lei insistette dicendo che mi avrebbe aiutato leggendo ciò che scrivevo. Essendo lei cresciuta a pane e libri, acconsentii e ebbe inizio il mio tentativo…
E qui ci ricolleghiamo al 2010, quando iniziai la prima stesura de “Il tempo dei mezzosangue“. La storia prendeva alcuni spunti dalla mia campagna di D&D, tributando le persone che mi avevano accompagnato con i nomi dei loro personaggi. La forma era molto sullo stile tolkeniano, perché mi ero innamorato de “Il Signore degli Anelli” dopo averlo letto e divenuto il mio punto di riferimento.
Era il Settembre 2011 quando conclusi la prima stesura: circa 900 pagine, quasi 1.400.000 battiture spazi inclusi. Mi misi subito alla ricerca di una casa editrice e vagliai le più papabili girando le librerie e vedendo quali editori pubblicavano fantasy. Inutile dirvi che fu un buco nell’acqua, nessuno rispose.
Rimasi demoralizzato al punto che abbandonai la scrittura del secondo volume, già iniziato e giunto a circa metà. Così come abbandonai il progetto de “La progenie di Abaddon“, scritto per 1/3.
Passarono gli anni e, nel 2016, uno dei miei cugini mi disse che avevano inventato l’editoria crowdfunding e mi suggerì di tentare. Inviai il manoscritto e fui selezionato, così iniziai la campagna ma compresi che non era per me. Non mi ci trovai per nulla e ci rinunciai (la cover a sinistra la realizzai io, per le persone che ricevettero comunque la stampa del primo volume). Tuttavia avevo creato un certo seguito, così mi mossi diversamente: presi in considerazione l’idea di auto-pubblicarmi, quindi contattai una illustratrice per farmi realizzare la cover e rimisi mano al manoscritto per renderlo meno tolkeniano, nel senso di prolisso, ma sempre classico. Ciononostante mi misi alle ricerca di piccole case editrici selezionandole nelle fiere, cercando di capire quali fossero adatte al mio genere di romanzo e quali mi ispiravano fiducia. Inviai il manoscritto e attesi, mentre procedevo con l’auto-pubblicazione che però non ha mai visto la luce, assieme alla cover incompleta che potete vedere qui sulla destra. Abbozzata da Livia De Simone, illustra la sala del trono di Gozar’vad con l’Imperatore Kedrax, la maga Lenara sulla sinistra e il Sommo Sacerdote sulla destra.
Tornando a noi, tempo qualche mese e tutto cambiò: ricevetti la proposta di contratto dalla DZ Edizioni con cui firmai per la pubblicazione. Ma fu soltanto l’inizio della mia avventura come autore, soprattutto l’inizio della saga “Il tempo dei mezzosangue” perché decisi di lavorare sodo per svecchiare il manoscritto, per renderlo meno prolisso, più rapido. Trasformai la terza persona onnisciente nella terza persona con punto di vista. Ridussi la sua lunghezza, eliminando più di metà romanzo. I primi 6 capitoli li tolsi in blocco, dove c’era l’infanzia e l’adolescenza di Jandar, Ethan e Alak, poi accorciai le lunghissime descrizioni ed eliminai le parti che non aggiungevano nulla al testo e alla storia. Quello che inizialmente era stato progettato in una saga da 5 volumi di 800-900 pagine, a oggi è divenuta una trilogia che si aggira tra le 400-500 pagine a volume. Un bel cambiamento, no?
Quindi, in principio, questa saga venne ispirata da un gruppo di ragazzi che passavano ore e ore a fare un gioco di ruolo, dove il loro DM (ovvero io) dava sfogo a tutta la propria creatività poi finita su carta, nella speranza di trasmettere emozioni e far viaggiare i lettori attraverso un mondo fantastico. Ovviamente, durante il “percorso” molte cose sono cambiate fino a mutare nella trilogia che leggerete o state leggendo.
Nel caso vi foste persi il “Com’è nato” riguardante “Le lame scarlatte“, potrete recuperalo a questo LINK.
La pagina dedicata alla trilogia è invece qui: Il tempo dei mezzosangue